martedì 5 agosto 2008

Non ricordo troppo lucidamente quel che è successo e come. Perché sia successo lo so bene, continuo a essere "così confuso e poco presente a me stesso, per chi lo faccio, perché lo faccio? So che non funziona e ogni volta ci casco, e allora risolviamo, amore mio ti amo perché tanto qui non serve a un cazzo". Benetti caro, più passa il tempo e più ti sento vicino, è un bene che non ci frequentiamo.
Potrei dare la colpa al Gaspacho lisergico di Eleonora, non ho la più pallida idea di che cavolo ci abbia messo dentro. Oppure alla reazione iperreflessa all'alcool per la mia forzata astinenza, o prendermela con quello stramaledetto guardone onniveggente che non riesce a dimenticare il nome della mia famiglia, certo, ma sarebbero solo ridicole scuse.
Nelle ultime ore ho letto e riletto i vari viaggi iniziatici che da adolescenti ci hanno risvegliato la coscienza, fatto maturare e conoscere quella sfera che adesso minaccia di insediarsi stabilmente nel mio povero reale. Quei riti di passaggio in cui i nostri eroi imparano a destreggiarsi tra i due mondi, novelli Garibaldini di Castaneda, camicia rossa come il culo di un babbuino e cuore nero come Fioravanti, ma non ho trovato conforto in Jodorowsky e i suoi assiomi psicomagici, nulla mi ha svelato l'alzare il velo di Maya. Ho finalmente capito quanta distanza c'è tra Roma (Roma la gran puttana, mamma Roma addio) e Auroville, nemmeno il buon Hillman mi ha dato conforto. Ho deciso che pure il mio amato Artaud non ci stava capendo un cazzo al paese dei Tarahumara, non scriveva in quel modo perché sotto la guida degli stregoni stava ampliando la sua percezione, ma non diciamo baggianate, siamo solo dei fattoni senza speranza. E cospargiamo di zucchero le nostre balle per potercele vendere e ricomprare ed essere felici illudendoci di essere riusciti ad arrivare ancora più avanti. Ma in realtà non facciamo altro che allontanarci, percorriamo la strada che ci allontana dal centro, dal nucleo, il nocciolo, hard core, e guardiamo felici verso l'orizzonte sperando che il sole per un giorno nasca con il nostro viso dentro. Vorremmo vederci risplendere ma siamo solo dei buchi neri. Anzi, io sono ancora una nana bianca.
Anirvinna, non credo più all'esistenza di una strada che passa per tutti i cuori. Anche se forse la freccia di Krishna potrebbe trapassarli tutti, e sarebbe una gran liberazione per ognuno di noi.
"Siddharta will walk with us, Shiwa will dance for us. We are gonna isolate the germ in desire".
Questo dovrebbe essere quel che è successo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, è un piacere (e un po' impegnativo) leggere i tuoi post.

Comunque ti ho ti ho segnalato sul mio blog come BRILLANTE WEBLOG 2008 e non per la nostra comune Lucy ma perché sei grande.

nemoravi ha detto...

...Dici che il passaggio da nana bianca a buco nero sia da considerare un salto di qualità?

Io mi sa che resto Nana Croft, non me la sento di rinunciare alle pistole, anche se sono ad acqua!