domenica 26 aprile 2009

Io, Maggi Mario. 

Non dormo mai, non sogno. Non mangio e non evacuo. Non faccio l'amore, non posso riprodurmi ma sono identico a tanti altri diversi da me, che sono stati e che saranno. Noi tutti amiamo, in modo assoluto e incondizionale, non solo chi ci ha creato ma le persone che ci ha detto di seguire. Non siamo angeli, gli angeli non esistono. Noi esistiamo da sempre. Si dice che il respiro che ha messo in moto l'immobilità del nulla sia stata la volontà del nostro creatore. E che due di noi l'abbiano scortato nell'infinita assenza fino alla fine, fino a ricongiungersi alla successiva espirazione di chi voleva che tutto cominciasse. Come un soffio. Siamo denti di leone. Dandelion. E come Tarassaco ci spostiamo leggeri tra i mondi, sospinti dalla volontà di chi ci ha immaginati. E non è l'unica affinità che ci lega alla pianta. Ma non è importante. Non ora.
Le due donne sono ancora insieme, così tristi, diverse nella loro disperazione. In una i sensi di colpa si mescolano all'eccitazione e all'euforia di un'azione imminente e inevitabile. Nell'altra la desolazione, la perdita e l'incapacità di accettare questo terribile cambiamento della sua vita, si scontrano con la rabbia cieca nei confronti dell'uomo che amava, autoelettosi vittima sull'altare della sua dipendenza. 
Monica si chiede perché tornare a casa. 
"Tornare" a casa senza Claudio non è un ritorno ma un incubo da cui non c'è modo di svegliarsi.
"Norma! Cazzo, e chi ci ha pensato a Norma...?"
Norma.