sabato 31 gennaio 2009

"Signora, ci rendiamo conto del momento ma dobbiamo stringere i tempi, mi dispiace. Dicevo, il suo compagno ha lasciato scritto qualcosa o le ha mai espresso la volontà di donare gli organi alla sua morte?"
Non è vero. Non è possibile, ho appena visto portare via il cadavere di Claudio, sto per seguirlo, morto, ovunque lo stiano portando e questo stronzo cosa mi domanda? Calma, Monica, calma.
"Non ne abbiamo mai parlato ma il problema non si pone, non credo avesse un solo organo sano in corpo."
"Beh, questo sta a noi deciderlo. Voglio dire, il fegato certo non sarà in condizioni ottimali-"
"E il cuore gli è scoppiato, vuole farlo esplodere anche a me?!? Parli con sua sorella, noi non siamo nemmeno sposati, è a lei che dovete chiedere queste cose! Ho appena perso la persona che più amavo al mondo, a me non me ne frega un cazzo di cosa fare del suo corpo, dentro non c'è più Claudio, non c'è più! Chiamate la sorella, si chiama Silvia".
Gli si azzera la sensibilità a forza di avere a che fare con la morte. Oggi anche una parte di me ha smesso di vivere. Comincio un'altra vita, senza gioia e con la fatica della precedente. L'eredità dell'amore perduto è un fazzolettino bianco, orlato di pizzo e inutile anche per asciugarsi il sudore o soffiarsi il naso.
Eleonora mi aspetta in macchina. Vorrei che non ci fosse, che sparisse, che non esistesse. Vorrei che fossi stata io a vedere per ultima Claudio, non lei e quell'altra zoccola.
Tremo dalla rabbia e dal dolore, lei mi guarda con gli occhi cerchiati e disperati, non parla, piange in silenzio, si è tolta gli occhiali. Non avevo mai notato quanto fossero neri i suoi occhi.
"Vuoi che guidi io? Lo hanno portato al San Giovanni."
"Che presa per il culo. Lui avrebbe apprezzato l'ironia del fato. Che farà la dottoressa VanPelt, verserà una lacrima per il povero verme sconfitto o segnerà un'altra tacca sulla cassa comune delle vittime dell'alcool?"
Eleonora continua a fissarmi e piangere.
"Ma perché? Perchè? E tu come hai potuto non renderti conto di quello che stava succedendo? Voglio dire, sei venuta a pranzo da Claudio con la tua amica, e sapendo quello che aveva passato, almeno hai provato a impedirgli di bere? Lo so che nessuno gli può, cazzo, gli poteva fare cambiare idea ma tu c'hai provato a fermarlo? Gliel'hai detto che non doveva, che stava facendo l'errore più grosso della sua vita? Eleono' io non c'ero quando è morto, c'eravate tu e una sconosciuta accanto a lui, anzi solo quella stronza perché quando sono arrivata tu eri al bagno! Che fine è mai questa? Che modo è di morire, sbranato da un demone invincibile tra le fauci del quale hai deciso di gettarti... Le', questo è suicidio, Claudio ha deciso di morire!"
Accanto alla macchina, Maggi Mario si soffia il naso, con un piccolo fazzoletto bianco orlato di pizzo. Ha pianto, come la strega e come la donna del suo amico reale, presuntuoso ma fragile. La vorrebbe abbracciare, consolarla, rassicurarla, offrirle un té con i biscottini al limone che faceva mamma Luisa prima che la memoria le andasse in frantumi. Ma gli è proibito avvicinarsi, parlare con lei. Quando riuscirà a vederlo di nuovo, solo allora potrà provare a spiegarle com'è andata realmente e il destino che li attende. Il dolore li separa, lo stesso dolore che ora unisce le due donne.
Ma Norma...?

sabato 10 gennaio 2009

Nel sogno Claudio e io siamo in un enorme prato verde, con tante collinette erbose, sembra un campo da golf, ma alcune di queste hanno una porta e delle finestre alla base. Ti aspetti di vedere uscire Frodo da un momento all'altro.
Norma fa la pazza, corre e rincorre le farfalle, salta e cade come il più goffo dei topicane e si rialza abbaiandoci contro. Il sole è alto e tutti ci illumina come un amore splendido.
"Che meraviglia questo posto, Cla'."
All'improvviso una nuvola, il prato si oscura e la mia visione passa al bianco e nero. Un omone, un pò Commissario Maigret e un pò Nero Wolfe, esce da una casa-collina. Si toglie il cappello e si presenta.
"Buongiorno Monica, era tempo che ci conoscessimo di persona."
Mi volto verso il mio uomo ma è sparito, e anche della nana bianca nessuna traccia.
"Chi è lei? Mi conosce, è un amico di Claudio?"
"E già. Mi chiamo Mario, Maggi Mario. Credo che il buon Claudio le abbia parlato di me."
Il campo da golf è divenuto un parco giochi per bambini degli anni sessanta. Uno scivolo, due altalene, una giostrina e il signore coi pony.
"I pony! Adoro i pony! Dov'è Norma, la voglio portare a fare un giro!"
Ma Norma non c'è più, come Claudio.
"Mario Mario Mario, mi fai fare un giro sul pony? E dai, ti prego ti prego ti prego!"
Monica bambina tira il cappotto dell'omone che, con un sorriso malinconico, la mette sul cavallino.
E' felice, aveva dimenticato l'immensità di questi momenti, la più semplice e più intensa delle gioie. L'allegria, l'emozione dell'avventura, la paura che la fa sentire impavida e al tempo stesso la sicurezza che le dà la presenza di quel signore.
"Ti voglio bene, Mario!"
"Monica?"
E' la voce di Eleonora. Mentre riprendo coscienza, pian piano mi si schiarisce la vista. E' insieme ad altre persone mai viste. Che portano il camice. Claudio... Dio, no.