venerdì 23 maggio 2008

Casa. Per fortuna i miei vicini non sanno perché sono stato in ospedale, non riuscirei a guardarli in faccia se li incontrassi. Mi incammino lungo il vicoletto, apro il cancello e faccio passare Monica che apre la porta di casa e mi fa entrare . Norma dorme, la sorda non si accorge di niente finché non arriva alle sue narici un odore noto, il suo olfatto riconosce il profumo del padrone, si sveglia, si alza e a testa bassa mi si avvicina. Per superarmi e andare in giardino a raggiungere Monica e farle le feste, saltarle addosso, riempirla di baci. Va bene, va tutto bene. Finiti i convenevoli mi raggiunge, cerca la mia mano con la testa e abbozza un sorriso. Bastarda. D'altronde, Asinum Cum Asinum Fricat. Cazzo, ultimamente quanto spesso mi viene in mente Andrea Pazienza. Che perdita, mamma mia. 
Monica mi fissa. Sono imbarazzato come un bambino di fronte all'adorata maestra, vorrei farmi avanti ma non so come reagirà, ho paura. Prendo il coraggio a due mani e tento l'approccio. Ci abbracciamo, la stringo come se fosse l'ultima volta che la vedo e subito un'immagine si forma nella mia mente. Madre Teresa e il lebbroso. Mi stacco da lei pian piano e tengo chiusi gli occhi, non reggerei il suo sguardo. Rompe il silenzio per prima.
"Little Dreamer dei Negazione."
"Fragile Costruzione Mobile degli Indigesti."
"Vero. Hai vinto."
"Oddio, ci sarebbe anche Disumana Res dei Contropotere..."
"Cla'."
"Okay."
Comincia a preparare la cena, di sicuro è il suo modo di darmi spazio e tempo, mi dà la possibilità di rientrare in contatto con la mia casa, la mia tana, il mio rifugio. Evito accuratamente Norma, in questo momento la odio. Penso che dovrei chiamare almeno gli amici più intimi e avvertirli che sono tornato. O quantomeno confermarlo, di sicuro la generalessa avrà già pensato a diffondere la notizia. Quanto fa parte della mia vita? Quanta importanza ha nella mia vita? Quanto merito nel fatto che abbia ancora una vita? Quanta ingerenza? Quanto dolore...?
Accendo la televisione e cerco qualcosa di minimamente dignitoso da guardare, ma a quest'ora su rai, mediaset e i soliti tristi noti ci sono solo rotocalcoli e vetrine di veline senza veli e senza un filo di grasso, ballerini bellissimi amici di mogli massoniche e gettonatori presenzialisti buonadomenicali. Cristiddio che impressione, un lupercale di algida arianità e fantascienza, tutte belle e tutti uguali, identici nella loro integerrima stupidità, negli occhi un solo punto d'arrivo, vedersi visti, tristi, pisti, cotti di coca e sponsor, dal trono al regno della televendita, dal pelo al palo tanto unto che perdona lo scivolone e l'esser colti in fallo, anzi, così si rallegra il gregge di lettori di City, Epolis e Leggo, ma che cazzo ve leggete, che cazzo guardate, ma che vi fissate con quegli occhi vuoti... We are the hollow men, We are the stuffed men, Leaning together Headpiece filled with straw. Alas! Our dried voices, when We whisper together Are quiet and meaningless As wind in dry grass Of rats' feet over broken glass In our dry cellar. E questo vale anche per me. Ma in fondo che male c'è? Va tutto bene, va tutto bene. Accendo la radio e mi sorprende risentire dopo tanti giorni il caro buon vecchio Mickey Dredd che canta la sigla del Faster
Sono quasi le sei e mezza, Monica spignatta, Norma dorme, fuori c'è ancora il sole ma qui dentro la Nuvola Nera è in agguato, anche se vedo la prima Luce so che presto l'Ultima Luce cederà il posto al bisogno di avere la forza delle vedove e dei sopravvissuti dell'anima. E urlerò dentro come il nuovo nato, sperando che le mie grida abbattano le ultime resistenze vitali e alimentino il fuoco che sta distruggendo ciò che rimane della dittatura della mente. Il mio governo è la mia anima. Ma per ora è solo un governo ombra.

1 commento:

Anonimo ha detto...

GIMME MORE!!