sabato 14 giugno 2008

Dopo i pasti consumati in ospedale, la cucina di Monica assume tonalità e sfumature ai limiti dell'esoterico, più dolce di una camminata all'alba in riva al Nilo, tra gli Ibis che dormono su una sola zampa. Con Osiride che fa capoccella e anche le ombre hanno un alone rosso. Rubedo. Poi mi chiedo se davvero gli Ibis dormono come le Gru oppure ho detto una cazzata. Sai quanto me ne frega, sto troppo bene e dopo il tiramisù e il caffé riprendo la pasta. Ma niente grappa. Tutta la cena è permeata dell'angoscia del "mi chiederà da bere?" e "mi chiederà se voglio qualcosa da bere?". Lei cerca di allentare la tensione con un sorriso e un cenno della testa verso il mobiletto dei distillati. Scuoto la testa e dentro mi scoppia il frastuono primigenio. Al mio interno ci sono mille Claudini e in quel momento tutti hanno urlato la propria, dalla gioia al fallimento, dalle invettive al rammarico, dall'ago al carrarmato. Io, triste secondino del mio manicomio criminale, mi limito a credere di avercela fatta e mi auguro di non pensare nemmeno per una frazione di secondo che un goccetto non mi avrebbe fatto male. Fa male farne a meno. Meno male. Mi scoppia la testa, smetteranno di urlare...?
"Come ti senti?"
"Bene, diciamo, ma come se ancora non fossi tornato a casa. Non è facile da spiegare. Un pò è come se stessi negandomi questa gioia, ho un gran senso di colpa, poi c'è una forte componente di vergogna, di rabbia, un senso di vuoto... me lo dai un pò di tempo per raccogliere i pezzi?"
"Non mi pare di essere scappata, ti pare? Prendi il tempo che ti occorre ma ti prego, fai attenzione, mister Puzzle, non ho intenzione di essere l'infermiera del tuo suicidio assistito. Un'altra cazzata, Cla', e me ne vado. Io lo faccio, mi conosci."
"Va bene. Sì, va bene, va bene. Posso accendere la tv?"
"Se vuoi."
Ora tutti i Claudini tacciono. Alcuni si abbracciano tra di loro, qualcuno fa a botte, un paio si guardano i piedi e ce n'è uno che scorreggia. Che cos'ho dentro, altro che una legione, questa è marmaglia. Mi sembra ne manchi uno, e anche i me stessi se ne sono accorti, cominciano a chiamarlo a gran voce. Ma non risponde. Lo vanno a cercare i più infami, quegli animali che si stavano massacrando di botte. Cazzo, sai che gli fanno quando lo trovano! Ma non possono accanirsi su di lui perché si è impiccato. Il più debole dei piccoli me stesso si è suicidato. Le bestie lo tirano giù, lo distendono e lo guardano, da non crederci, hanno le lacrime agli occhi. E mentre vegliano su di lui, arriva un altro Claudino con gli occhi carichi di odio e comincia a prenderlo a calci e legnate, ci si avventa contro e comincia a prenderlo a morsi, gli cava gli occhi con le mani e sputa i pezzi di carne che gli strappa dalla faccia. Per qualche secondo i miei violenti omologhi lo fissano senza sapere cosa fare, e poi con una furia incontrollata si abbattono sull'ossesso e sul mio cadavere, picchiando alla cieca, mutilandosi crudelmente e sanguinando l'uno sull'altro.
"Cla'?"
"Eh?"
"Ti sei imbambolato. Hai preso il telecomando e invece di accendere la televisione hai cominciato a fissare lo schermo spento. Tutto bene?"
"Sì... sì, mi sono solo perso in luuugubri pensieri. Va tutto bene, sono di nuovo a casa e finalmente fuori dalla mia testa."
"Cioé?"
"Niente, Mo', tutto a posto. davvero, tutto a posto."
Tutto a posto un cazzo. Meglio accendere e tagliare corto.
"L'autunno muoveva i primi pazzi. Le piogge di rane non vessavano più la cittadinanza e le auto avevano ripreso a camminare senza catene. Le fogne non traboccavano più di poltiglia verde e in Spagna non gracidava più niente, anche se la campagna era ancora bagnata."
"Ma che canale hai messo? 'Sta roba è delirante!"
Monica sta lavando i piatti con le spalle alla tele, per cui non vede ciò che anch'io stento a credere. Si direbbe una specie di docudementario su degli inspiegabili fatti successi in una città di picchiatelli persa nel buco di culo del nostro pianeta. In realtà niente di più trito e banale della solita pioggia di rane, ma il taglio delle riprese e il commentatore sono così strani che non riesco a cambiare.
"Il primo a spostarsi fu Anchise, senza il suo buon figliolo che aveva ucciso ben trent'anni prima. Amico di Alvise, sua era la lama che recise i garretti al cavallo del macellaio che si occupò della prima raccolta degli anfibi. In questo clima così teso, soltanto un pazzo della sua levatura poteva affermare di sentire le voci dei verdi animaletti implorare di non essere schiacciati dalle ruote dei nostri mezzi."
"Ma vuoi togliere 'sta merda! Claudio, sei sicuro di stare bene? Ti prego, se c'è qualcosa che non mi hai detto, questo è il momento di parlare. Mi stai facendo preoccupare, non mi sembri tu, ti prego, dimmi la verità."
"Sono stanco, tutto qua. E rincoglionito, forse l'eccesso di bello dopo l'ospedale è più di quanto possa sopportare. Vado a dormire, Mo', domani sarò più tranquillo e andrà meglio. Mi butto a letto adesso, nel nostro adorato letto che tanto m'è mancato. Dai, va tutto bene, giuro, non ti sto nascondendo niente."
Brrrrrr, bugiardo.
"Okay, ti credo. Hai ragione, vai a nanna, la cuccia ti aspetta. E a proposito di cuccia, non ti preoccupare, Norma la faccio uscire io. Quando torno ti dò il bacio della buonanotte."
"A dopo."
Per fortuna mi addormento appena metto la testa sul cuscino. Ma sulla via del ritorno, Maggi Mario avverte Monica che un manigoldo le sta tendendo un agguato alla curva del vicolo sotto la quercia nana. 
"Maledetto! Cosa possiamo fare, Norma?!?"
"Ci penso io! Quel buiaccaro pensa di essere il padrone di tutto il cucuzzaro ma deve fare i conti con me!"
E detto questo comincia a correre come una forsennata contro l'odioso Re Del Quartiere.
Ma appena svoltato il vicolo all'altezza della quercia nana, da uno dei rami il fottutissimo Re lancia un rete sulla povera cana che in preda al panico si fa prendere una crisi epilettica e finalmente mi sveglio.
Monica sorride, mi stava osservando già da un pò. Mi bacia sulle labbra e spegne la luce. Chiude la porta ma sento che in cucina, con un filo di voce, Norma la ringrazia di aver scatenato il mago Otillaf contro l'orrido monarca.

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