lunedì 23 giugno 2008

Mi affaccio per vedere se i cardi dei carciofi spigati sono fioriti. Non ancora, e mi chiedo se non sto sbagliando completamente il loro tempo di fioritura. Che testa. In cielo, un biplano rosso, forse un Sopwith Camel, sfreccia  portandosi in coda un banner con su scritto Escusatio Non Petita Accusatio Manifesta. Non faccio in tempo a chiedermi con chi ce l'avranno che Pinolo spalanca la porta e guardando prima me poi Norma, mi grida contro:
"Ma ancora non l'hai vestita? Ti vuoi sbrigare, faremo tardissimo! Claudio, non ti si può chiedere di fare nulla il tuo giorno libero, ogni volta una storia! Va là, scansati, ci penso io..."
"A Pi', non è che non voglio farlo, ma questa cosa mi turba non poco, sinceramente."
"Vedi di smetterla subito, cavolaccio. Oggi è lunedì, è anche il suo day off per cui non farmi girare la giribiricoccola e andiamo!"
In un lampo veste Norma da Dog Scout, con tanto di cappellino e ascot  con l'immagine stampata di nonno Look Me In The Eye Of Aricon. Che strano vederla camminare su due zampe, tenendo per mano Pinolo.
"Monica ci aspetta in macchina, su."
Monica?
"Ma come, non andiamo solo noi tre?"
"Claudino mio bello, tesoro della casa, sei proprio un super super super egoistaccio! Anche lei vuole parlare con il Signore, ha delle domande da fargli e di questi tempi di tempo ne ha ben poco da offrire alle nostre richieste, per cui non vedo perché non dovrebbe venire."
"Beh, almeno mi potevi avvisare... bah, con te è inutile parlare, c'hai 'na capoccia più tosta d'un sanpietrino."
"Il fatto che il mio guscio sia così duro non ti dà il diritto di prendermi in giro. Comunque, forza, andiamo ragazzacci, è il nostro momento!"
Mi chiedo come ho fatto a non accorgermi di quanto sia cambiato da quando ha mangiato il cuore di Giac. Forse il senso di colpa, il vuoto, la mancanza...
Monica ci aspetta in una maggiolino cabrio nera, molto cool.
"Ma sei splendida! Hai cambiato colore ai capelli?"
"Sali Pino', è tardissimo."
"E' colpa del tuo uomo, non aveva nemmeno vestito la piccola!"
"Ma come l'hai combinata? Senti, capisco che è un incontro importante, ma qualcosa di più informale, no...?"
"Allora lui che le aveva preparato il vestito da postina? Perché ce l'hai con me, io che per te mi butterei in un frullatore pieno di pesto alla genovese! Sei ingiusta, signorina."
"Sheeesh... ok. Però ora andiamo, e tu sali, Cla'."
Il viaggio dura una mezz'ora, ci spostiamo in una città che ha più monumenti che palazzi, una concentrazione d'arte che non s'è mai vista. Giriamo per una viuzza accanto all'Ara Coeli dopo aver attraversato il Campo dei Miracoli, alla fine della quale ci troviamo in una piazzetta chiusa che sembra Corte Sconta detta Arcana.
"Il locale è quello."
Il più classico dei saloni di barberia. Con tanto di lampada bianca e rossa che gira quando è accesa.
"Sembra il negozio di Fa e Szifù, i due vampiri."
"Guarda, è dentro, ci sta salutando."
Oggi è lunedì, dio non lavora quindi accoglie un certo numero di persone con le quali si intrattiene in discussioni o elargisce perle di saggezza a chi lo interroga sui massimi sistemi.
"Norma, mi raccomando, togliti il cappello e quando siamo dentro non ti leccare la patata, va bene?"
"Ok, capo."
Stavolta si presenta a immagine e somiglianza di Sai Baba, con gli stessi incredibili capelloni afro e il vestitone stile tenda da circo Togni, ma non arancione, bensì patchwork. Una specie di Hollie Hobby versione fricchettone.
"Chi si rivede! E' un piacere, Claudio, e noto con piacere che hai portato anche la tua compagna. Monica, sei splendida, hai cambiato colore ai capelli?"
"Hmm, deja vu... ok, mi dica, come devo chiamarla, Signore? Dio? Sai?"
"No, non so! Ah ah ah ah, te l'avrà detto il tuo ganzo che sono un burlone!"
"..."
"Pinolo, Pinolo caro! Anche tu hai portato la tua fidanzatina?"
"Ma, ma, è Norma, o mio Signore, non la riconosce?"
"Ah ah ah ah ah! Aaaah ah ah, scusa ma oggi mi gira troppo bene! E' il nostro giorno libero, Claudio, una pacchia, vero? Dai, mettiti sulla poltrona che ti faccio la barba."
"Davvero?"
"Certo. E nel frattempo, sento cos'hanno da chiedermi i nostri amici."
Entriamo nel salone che in realtà è il negozio del sor Antonio dove mi portava mio padre da piccolo a farmi scotennare. Quando uscivo mi spettinavo e mi tiravo i capelli fino a farmi male, i suoi tagli mi hanno sempre fatto cagare.
"Ma io non sono lui, mio caro. Tra l'altro l'ho spedito all'inferno a fare le pedicure a Belzebù, sai quanto si divertirà a tagliargli gli zoccoli col frullino."
"E perché?"
"Perché era un sodomita e in più di un'occasione ha fatto pure qualche pippetta (le signore presenti mi perdonino la brutta parola) ai bambini dell'oratorio di don Antonio, detto don Caballero, altro personaggino di tutto rispetto. Sor Antonio, don Antonio, omonimie, sinonimie, che emicranìe, bawaah waha wah ah ah ah! Lui invece gli dava proprio di sesso orale coi ragazzini. E lo so, lo so, questi dovrebbero rappresentare me sulla terra. Ma che ci posso fare? Quando si presentano davanti ai miei prelati, tutti infervorati e presi dal fuoco sacro della vocazione, quei coglioni -ops, scusa Monica e scusa Norma, sono desolato ma mi fanno troppo arrabbiare. Dicevo, quegli stupidi ci cascano e gli aprono le porte (e non solo) del seminario.
Tra l'altro, sempre in quella parrocchia c'era pure padre Cantonetti che aveva figliato con una povera donna che dovette per questo cambiare quartiere per non rovinargli la carriera ecclesiastica. Ah, gli esseri umani... i cani son tutta un'altra cosa!"
Norma arrossisce.
"A te come va, brutta bulla?"
"Tutto bene, grazie. L'epulide si era di nuovo ingrossato ed è stato tolto senza problemi e ti ricordi quella ciste che avevo qua davanti? Beh, vedi la cicatrice, l'ho dovuta fare asportare per sicurezza. Ma non era niente di preoccupante. Senti, volevo ringraziarti tanto per aver impedito al tumore che avevo di non diffondersi. Sei stato un angelo."
"Oh, mi sminuisci, tesora, bwaah ah ah ah! Scherzo, scherzo, non mi è costato nulla, giuro. Dai Claudio, siediti."
La poltrona è comodissima, guardo Monica riflessa allo specchio che sistema l'ascot della nostra cana e le dà un bacio sulla guancia. Le rimane l'impronta delle labbra, una sorta di cuore rosso. Proprio sulla cicatrice di un morso. A guardarlo bene sembra un cuore sacro.
"Sopporta il calore degli asciugamani, ti aprirà ben bene i pori."
Detto questo prepara il rasoio Napoletano. Gli rifà il filo sulla cote di cuoio, avanti e indietro, avanti e indietro, finché il filo non scintilla come una lama in un anime. Mi ha sempre fatto un pò paura, devo ammetterlo. Dio mi toglie gli asciugamani e mi massaggia la faccia.
"Ooookay, ora ti voglio perfettamente immobile."

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