sabato 4 ottobre 2008

Nel giardino del mago e nell'orto dell'orco ho passato mattine a catalogare momenti, preziosi incontri e straordinarie epifanie. 
Salamandre, tritoni, lucertole e ramarri popolavano i luoghi delle mie esplorazioni. Rane, adorabili girini e inquietanti rospi silenti dividevano con me l'ombra del salice presso l'umida pozza. 
Era il lento tempo dell'apprendimento, scandito da fatica, sorrisi e grandi spaventi.
Paura? A volte, più spesso sorprese incomprensibili velate di mistero.
Le incursioni del reale, quel terribile tornare alla vita di tutti i giorni, questo preoccupava di più la mia giovane mente impegnata nella ricerca e alla scoperta di quel mondo nascosto nel quale i grandi cercavano di impedirmi di camminare. 
Eppure proprio in quel territorio proibito trovai il mio sentiero, illuminato dal sole e chiarissimo, il percorso che mi avrebbe portato alla comprensione della menzogna finale, del capolavoro di Loki, ovvero l'inganno della separazione, la falsa concezione della divisione dettata da un'ingannevole elaborazione dell'analisi definitiva. 
Siamo atomi e ancor meno, particelle subatomiche e il loro dubbio, più piccoli del pensiero non formulato e quindi anche per questo il nulla che ci avvolge.
Siamo l'azione stessa del creare, pervasi di quell'energia che crea un cerchio perfetto con l'inizio e la fine. Punti in una circonferenza in muta adorazione di quel centro così lontano e senza il quale non esisteremmo. Ma punto a sua volta, dall'esistenza indissolubilmente legata alla nostra presenza.
Mio padre era il bosco, mia madre la terra. Mio padre ora riposa nella terra e mia madre vaga spensierata in quel bosco. 

So qual è la verità ma non l'accetto. Mi dispiace, non ce la faccio. Perdonatemi, non c'è pace nel mio cuore, non ancora. Ancora non voglio.

6 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Claudio dei Norma ha detto...

Che poi sarebbi io.
L'aveva lasciato Max in risposta alla prima stesura dell'ultimo mio post, cancellato a sua volta.
Altrimenti non avrei tolto nulla, non sono un censore, quel commento però non c'entrava più nulla e Max sarebbe sembrato un malato di mente.
Più di quanto già lo sembra.

nemoravi ha detto...

Ci sono eh, anche se non commento... Il fatto è che le tue pagine non le leggo con la testa, ma con la pancia perché solo in questo modo riesco a sentirti. E in questi giorni, purtroppo la testa prevale... troppe cose da fare e da tenere a bada. Così aspetto la calma necessaria per lasciarmi cullare dalle tue frasi, a volte incomprensibili dalla ragione, ma fluide per il sentire.
Però ci sono.

Claudio dei Norma ha detto...

Lo so che ci sei.

Ho pensato a degli occhi tatuati sulla pancia ma mi ha fatto impressione, ok, meglio considerarla solo una figure of speech. Free speech for the dumb, come i Discharge.

Rah, che giornata oggi, mi sembra d'avere il cuore spellato, messo a nudo e alla mercé del maletiempo. E oggi piovono ricordi, ma così forti che mi stanno massacrando.

C'è la sagoma di un uomo segnata non in gesso ma col carbone di una vita bruciata nella speranza di risorgere nel fuoco, ma non puoi decidere di tramutarti in fenice, né le tue arti possono salvarti dal rogo, e poco importa il tuo valore, non è tua la scelta.

C'è un uomo o qualcosa di simile nella caverna del cuore, e oggi se ne sta zitto, ha imparato che certi giorni non aiuta sentirlo cantare, e non può approfittare di stare dentro di me per cercare inutilmente di farmi stare meglio, solo perché non posso prenderlo a sganassoni.

Oggi sono felice dei ricordi che mi ammazzano, ma come cazzo vivo?

Ti abbraccio, piano.

Anonimo ha detto...

Mi hai fatto pensare... e mi sono resa conto che IO, da sempre ancorata a ricordi nei quali macerarmi anche quando non era più tempo, incredibilmente ho smesso... Non di ricordare, ma di crogiolarmi in ricordi assassini.
Capisco bene quello che scrivi e allo stesso tempo mi hai fatto rendere conto di come e quanto io sia cambiata. Nelle piccole cose, sembrerebbe, ma a ben guardare sono modi di essere fondamentali che cambiano la qualità della vita.
E forse, in questo strano momento di sospensione, è bene sapere che non vivo più come prima. Adesso sento, prima 'pensavo' di sentire.

Con il massimo rispetto per il carbonaio e per l'uomo che abita la caverna del tuo cuore. Abbracciamoci, piano.

Claudio dei Norma ha detto...

Tranquilla, stasera sono di nuovo ai fornelli e lontano da cantanti cardiaci e muerti.
Riso, peperoni e pollo (e già, sono di nuovo onnivoro), sfizi vari per aprire e Pajara, Primitivo, Rhum e Mezcal.
Piano,molto piano.